Dinamiche dell'accaduto:
Fonte:
http://www.youtube.com/watch?v=qiPTTNHPMBk
Terremoto dell'Aquila del 2009
Il terremoto dell’Aquila del 2009 consta di una serie di
eventi sismici, iniziati nel dicembre 2008 e non ancora terminati, con
epicentri nell’intera area della città, della conca aquilana e di parte della
provincia dell’Aquila. La scossa principale, verificatasi il 6 aprile 2009 alle
ore 3:32, ha avuto una magnitudo momento (Mw) pari a 6,3, con epicentro alle coordinate
geografiche 42° 20’
51.36”
N, 13° 22’
48.4” E ovvero
nella zona compresa tra le località di Roio Colle, Genzano e Collefracido, interessando
in misura variabile buona parte dell’Italia Centrale. Ad evento concluso il
bilancio definitivo è di 308 vittime, oltre 1500 feriti e oltre 10 miliardi di
euro di danni stimati.
L'inizio della sequenza sismica
La scossa della notte del 6 aprile è stata preceduta da
una lunga serie di scosse o sciame sismico.
La sequenza si è aperta con una scossa di lieve entità
(magnitudo 1,8) il 14 dicembre 2008 e poi è ripresa con maggiore intensità il
16 gennaio 2009 con scosse inferiori a magnitudo 3.0 per poi protrarsi, con
intensità e frequenza lentamente ma continuamente crescente, fino all'evento
principale.
Inizialmente, oltre alla zona dell'aquilano, è stata
interessata, come epicentro dell'attività, anche la zona di Sulmona (17 e 29
marzo 2009, magnitudo 3,7 e 3,9).
Il 6 aprile
La scossa distruttiva si è verificata il 6 aprile 2009 alle 03.32. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha registrato un sisma di magnitudo momento 6,3 Mw. Secondo la scala di magnitudo locale (la c.d. scala Richter, poco adatta a descrivere sismi di questo tipo) il valore registrato dai sismografi è stato di 5,9 Ml risultando così un sisma di moderata intensità rispetto ai valori misurabili da tale scala sismica. In termini di scala Mercalli di misurazione dei danni, è stata dell'VIII/IX grado.
Vi è stata una certa confusione sul valore della
magnitudo, sia per l'uso di scale di magnitudo diverse, sia per poca chiarezza
nella loro presentazione.
Il 4 aprile2010
l 'INGV rettifica la magnitudo locale in 5,9 Ml, valore
determinato da "calcoli successivi di maggiore precisione". Tuttavia
l'analisi testuale del fenomeno presente sul sito istituzionale dell'INGV riporta
ancora il valore 5,8 Ml.
Il 4 aprile
Alcuni giornali e un telegiornale nazionale hanno riferito
che l'INGV avrebbe rivisto, nelle ore seguenti all'evento, le stime della
magnitudo Richter. I dubbi che alcuni ancora nutrono sulla reale magnitudo sono
ancora in parte dovuti anche al fatto che nella confusione nei primissimi
minuti dopo il sisma, in attesa di calcoli precisi, erano stati diffusi dati
fantasiosi sulla reale intensità del sisma.
In ogni modo, per un sisma di questa intensità, la misura
della magnitudo locale ha scarsissimo interesse, al contrario del valore della
magnitudo momento (Mw), per la quale non vi è mai stato dubbio sul valore 6.3.
Nei giorni successivi alla scossa principale altri intensi
focolai sismici si sono sviluppati a sud-est del capoluogo (Valle dell'Aterno,
epicentro Ocre: scosse del 7 e dell'8 aprile 2009 con magnitudo tra 3,0 e 5,6
Mw) e poco più a nord (zona del Gran Sasso, epicentro Campotosto: scosse del 6,
7, 8, 9, 10 e 13 aprile 2009 con magnitudo tra 3,1 e 5,4 Mw). Lo sciame sismico
successivo all'evento principale del 6 aprile si sposta dunque in zone
limitrofe a nord-ovest della città e in generale della conca aquilana (Pizzoli,
Campotosto e Montereale).
Un altro evento di magnitudo 4,7 Mw (4,5 Ml) è avvenuto
alle ore 22.58 del 22 giugno, con epicentro vicino all'abitato di Pizzoli, a 11 km dall'Aquila. Nella
stessa giornata, e soprattutto nella mattinata immediatamente successiva ci
sono state anche numerose scosse minori.
Altre scosse rilevanti si sono verificate il 3 luglio
(magnitudo 4,1 Ml alle ore 13:03 con epicentro tra L'Aquila e Pizzoli,
preceduta da altri due eventi di magnitudo 3,4 Ml alle ore 03.14 e 3,6 Ml alle
ore 11.43), il 12 luglio (magnitudo 4,0 Ml alle ore 10.49 con epicentro tra
L'Aquila e Roio Poggio) e il 24 settembre (magnitudo 4,1 Ml alle ore 18:14 con
epicentro tra L'Aquila e Pizzoli). Le scosse di assestamento si sono prolungate
per circa un anno dall'evento principale e repliche di magnitudo 3 si
protraggono tuttora. Ad esempio, il 30 ottobre 2011 ed il 30 ottobre 2012 si
sono registrate due scosse entrambe di magnitudo 3.6 Ml.
Nell'anno che ha seguito l'evento del 6 aprile, l'INGV ha
dichiarato di aver registrato circa 18.000 terremoti in tutta l'area della
città dell'Aquila.
Analisi geosismologica
L'area interessata dall'innesco del sisma è una delle
tante aree sismiche dell'Appennino, classificata a livello 2 della scala di
riferimento del rischio sismico, con presenza di diverse faglie attive note. Lo
studio storico sulla sismologia locale nell'ultimo millennio evidenzia
ciclicità sismiche con periodo di circa 300-350 anni essendo gli ultimi
terremoti significativi avvenuti nel Quattrocento e nel Settecento con magnitudo
momento fino quasi a 7. L 'evento
sismico del 2009 si colloca perfettamente all'interno di tale intensità e
ciclicità e per il quale era nota la maggiore probabilità di occorrenza nella
zona aquilana da parte della comunità sismologica rispetto ad altre zone dell'Appennino
secondo il metodo scientifico di previsione sismica che è attualmente ritenuto
il più concreto ovvero quello di natura statistico-temporale, sebbene
logisticamente non utilizzabile a scopi di protezione civile in quanto
temporalmente troppo esteso.
Studi antecedenti tramite microzonazione sismica sulla sismicità
del territorio aquilano, nei pressi del capoluogo stesso, avevano inoltre
evidenziato la capacità di amplificazione delle onde sismiche, tramite i
cosiddetti effetti di sito, fino ad un fattore 10 da parte del sottostante
terreno geologico esponendo quindi il territorio ad un maggiore pericolo
sismico; tali effetti, sul fronte della rilevazione e misurazione, sono
comunque tenuti in debita considerazione dalla Scala Mercalli che valuta gli
effetti del sisma sul territorio e le opere civili/edili.
Effetti economici
Oltre ai danni materiali su edifici pubblici, privati e
storico-artistico, si aggiungono danni rilevanti di natura economica
all'impianto produttivo aquilano: molti negozi e attività commerciali sono
messe fuori uso con forti ripercussioni occupazionali a breve, medio e lungo
termine. Colpite anche le aziende del polo tecnologico elettronico (es.
Alenia), con strutture operative inagibili, che migrano parzialmente la loro attività
nelle sedi di Roma.
L'Aquila, città universitaria, rischia seriamente
l'abbandono di gran parte degli studenti e la perdita di tutti gli introiti
economici da essi derivanti: in particolare l'Università degli Studi
dell'Aquila, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, vara
successivamente misure contro l'abbandono degli studenti quali il blocco delle
imposte universitarie per immatricolazioni. Nuove strutture provvisorie per
studenti, compresi luoghi di intrattenimento, sorgeranno poi in zone della
città non particolarmente colpite.
A fronte di tale situazione il Governo vara sia un
sussidio per l'autonoma sistemazione per chi ha perso la casa, sia un sussidio di
disoccupazione per la perdita del lavoro. Come ulteriore contromisura l'evento
ha comportato il blocco del pagamento delle imposte da parte dei residenti
dell'area colpita come previsto dal piano di intervento e ricostruzione del
Governo e come accaduto in passato per altri terremoti italiani. Si tenterà poi
di risollevare l'economia locale appoggiandosi il più possibile ad aziende e
cooperative locali per la fornitura di materiali e opere utili alla
ricostruzione.
Le dichiarazioni di Giampaolo Giuliani
Giampaolo Giuliani, tecnico dell'Istituto Nazionale di
Astrofisica (INAF), aveva suscitato scalpore nel periodo precedente al sisma,
per avere preannunciato una forte scossa in base a studi personali sulle
concentrazioni di radon come precursore sismico. Secondo quanto riferito dal
sindaco di Sulmona, la previsione, ricevuta da Giuliani stesso tramite una
telefonata la mattina del 29 marzo, dopo una scossa di Ml 3,8, avrebbe
riguardato un terremoto "disastroso" per il giorno stesso a Sulmona;
l'allarme, diffuso non ufficialmente tra la popolazione, scatenò il panico in
città.
Nel pomeriggio non furono registrate scosse, neanche
strumentali, e Giuliani venne denunciato dal sindaco della città peligna per
procurato allarme. Tuttavia, Giuliani ha poi smentito questa ricostruzione, in
particolare di avere dato indicato un luogo o un intervallo temporale preciso.
Dura divenne la polemica di Giuliani nei confronti di INGV
e Protezione Civile ad evento avvenuto cioè dopo il 6 aprile sulla
prevedibilità del sisma.
L'attendibilità delle teorie e delle tecniche di
previsione dei terremoti utilizzate da Giuliani, mai pubblicate su riviste
scientifiche peer-review di settore, è stata criticata dalle autorità e da
alcuni membri del mondo scientifico, per poi essere egli stesso denunciato per “procurato
allarme”.
Ciò avveniva una settimana prima della scossa più
importante (6,3 Mw) che avrebbe colpito L'Aquila, che da Sulmona dista circa 55 km in linea d'aria.
Giuliani racconta che la notte del 5 aprile 2009,
dall'analisi della crescita dei precursori del sisma (crescita dei livelli di
radon), egli avrebbe rilevato in prima serata valori compatibili con scosse di
assestamento tipiche dello sciame sismico (il valore alle 18:00 era pari a 2,7º
di magnitudine e inizialmente Giuliani pensava avrebbe potuto preludere a un
3,5º di magnitudine massima), ma di avere notato la mancanza di uno
"scarico di energia" con scosse di assestamento, come era invece
auspicabile, ed osservato che il valore dei precursori continuava a salire.
Secondo Giuliani, alle 22:00 i valori già dimostravano l'avvicinarsi di una
scossa di almeno 5º e a mezzanotte la concentrazione di radon era ancora in
rapida ascesa. Sempre in base al racconto di Giuliani, non sapendo chi
avvertire - preoccupato per l'avviso di garanzia ricevuto da poco - il tecnico
avrebbe preso la famiglia e condotta fuori di casa, ad attendere la forte scossa
avvenuta tre ore dopo, avvertendo anche vari conoscenti.
Subito dopo il terremoto uno schieramento di geologi,
sismologi e autorità dell'Istituto Nazionale di Geofisica, disconobbe la
validità scientifica del metodo Giuliani. Mario Tozzi - noto geologo
"televisivo" - disse ad esempio che il problema non è tanto quello di
prevedere, quanto quello di prevenire, investendo risorse pubbliche per rendere
antisismiche le abitazioni che non lo sono, soprattutto nelle zone indicate
come pericolose. Stessa posizione espressa da Ignazio Guerra, sismologo
dell'università di Calabria: "Le emissioni Radon ci sono ma non sono
seguite da terremoti; altre volte non ci sono e i terremoti ci sono lo stesso.
Dunque, non è possibile ricavare certezze scientifiche da certi
esperimenti".
Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_dell'Aquila_del_2009
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/terremoto-nord-roma/terremoto-il-punto/terremoto-il-punto.html
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